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Scivolando verso nord

By on April 11, 2017

Ma quanto tempo è passato dal nostro arrivo negli States?

…urcaaaaaaaaa abbiamo già trascorso un mese e mezzo nel Paese di Trump e il Canada è ancora parecchio lontano, non parliamo poi dell’Alaska che sta almeno a una settimana di viaggio…

E  come ogni volta tutto ma proprio tutto non si può fare e la domanda più comune che di solito ci facciamo su dove andare, questa volta ci mette un po in difficoltà.

Indicativamente gli spostamenti li abbiamo sempre fatti in base alle condizioni migliori, ovvio direte voi, ma quest’anno tutta la costa ovest degli stati uniti gode di un inverno pazzesco dal punto di vista delle precipitazioni.

Dalla California fino su alla British Columbia le precipitazioni e il numero degli storms sono impressionanti, tutto merito degli effetti del Nino.

Ripartiamo da Aspen con l’idea di andare a Telluride e Taos ma in poco tempo la nostra destinazione viene scelta dall’arrivo dell’ennesimo Big Storm a otto ore di distanza da noi: la famosa Jackson Hole sarà la nostra meta, lì lo storm pare a guardare dalle carte bello potente.

Sarà la scelta giusta? Lo scopriremo presto…

Viste le innumerevoli miglia e ore di viaggio, decidiamo di spezzare il tragitto in due giorni ma questo non aiuta a rendere più soft il nostro itinerario.

Il secondo giorno, viaggiando verso nord il trip si trasforma in un vero trip sia fisico che mentale: la strada sembra essere sparita e davanti a noi solo bianco dove i pochi riferimenti stradali a lato, sono stati sepolti da una quantità enorme di neve.

Il nulla davanti, dietro e di lato

Il tragitto sembra non prometter bene e decidiamo di montare le catene onde evitare ulteriori problemi.

Come ogni volta, Teo perde un sacco di tempo e madonne nel metterle, beate le catene a chiusura automatica,  ma questa volta questo tempo perso ha giocato in nostro favore….a pochi km da dove siamo fermi, è caduta una valanga sulla strada e per fortuna nessuno è stato coinvolto.

Restiamo comunque incolonnati per almeno un’ora e mezza insieme ad altri tir, nell’attesa che arrivi qualcuno a liberare la strada.

Da queste parti non ti augurano buon viaggio ma quasi sempre le frasi terminano con un caloroso ‘Good luck’ .

In poco tempo arriva il fronte della seconda tempesta, ma questa volta a rendere felici tutti quelli in viaggio come noi, sono le famose showerate di pioggia conosciute agli antipodi…il tutto mischiato alle nevicate delle ore precedente ha ovviamente creato un caos senza eguali con numerosi problemi e visto che credevamo di essere quasi delle comparse in un film, a questo punto non resta che accendere il generatore del camper, aprire il microonde e spararsi un pacco di pop-corn accompagnato da una buona birra per godersi lo spettacolo del deliro che si poteva vedere dal camper.

Finalmente si riparte dopo qualche ora riaprono la strada, ormai è tardissimo per cui appena arrivati a Jackson ci infiliamo nel primo parcheggio che troviamo, prepariamo le brande e ci lasciamo trasportare da un lungo sonno profondo con la speranza di svegliarci l indomani con un metro abbondante di neve fresca.

Invece della polvere rimaniamo bloccati in paese per tre giorni da questo diluvio mai visto prima d’ora.

Kiwi e la pioggia

Kiwi, la nostra mascotte dalla Nuova Zelanda, si gode la pioggia

Le strade sono chiuse per pericolo valanghe, il Teton Pass è inavvicinabile e dulcis in fundo, la tempesta ha spezzato 11 pali dell’alta tensione con il risultato di avere un totale black out sia nel paese sia agli impianti per i giorni successivi.

In attesa di un miglioramento ne approfittiamo per sistemare la nostra casa mobile e a fare qualche lavatrice.

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Il tempo sembra migliorato e così cogliamo la palla al balzo per fare una gita nel parco dei Teton in compagnia di Greg, un amico di amici, con cui condivideremo un bel po di discese nei giorni seguenti.

Qui a Jackson Hole iniziamo finalmente ad incontrare delle vere montagne e davanti ai nostri occhi cominciano a scorgere le cime leggendarie dei famosi Tetons.

I Tetons

I Tetons nel loro splendore, luogo leggendario dello sci, in una giornata perfetta.

La pioggia ha fatto i suoi danni ma oltre i 2500 m riusciamo a goderci dell’ottima polvere, ovviamente con un freddo porco e qualche gelone.

I -15°C iniziano a farsi sentire e c’è solo un modo per scaldarsi le ossa la sera : immergersi in una delle pozze naturali di acqua calda dello Snake River che solo i locals conoscono.

A renderci la serata ancor più romantica, la luna piena e qualche Alce al pascolo che viene ad abbeverarsi non troppo distante da noi.

Il sole, da queste parti, è davvero raro ma per fortuna i giorni successivi ( due e non di più ) illumina questo magnifico cielo azzurro.

Tra una scorribande al Teton pass e un giro con gli impianti di risalita, sfruttiamo queste bellissime giornate che però non sono pienamente soddisfatte dalla neve trovata… forse eravamo abituati in Utah fin troppo bene a sciare nella cold smoke.

Avremmo voluto passare in questo paradiso qualche giorno in più, ma purtroppo dobbiamo risolvere una situazione burocratica assai importante: Peo deve capire cosa deve fare per estendere la sua permanenza qui negli States e per farlo internet non basta.

L’ufficio migrazione più vicino è quello di Salt Lake, a 4 ore e mezza di viaggio,per cui ripartiamo alla volta dello Utah,

Purtroppo però qui non riusciamo a concludere nulla di serio e dopo una accurata ricerca ci sembra di capire che non ci sia alcuna soluzione.

Gli Stati Uniti considerano il tempo di permanenza nei 90 giorni anche il tempo passato negli stati limitrofi come Canada e Messico.

Quindi cosa fare?

Per ora non c’è soluzione ma non è detto che non riesca ad avere altri 90 giorni da quando valicheremo in Alaska…Renè, un amico che sta viaggiando con la sua Jeep dall’Alaska all’Argentina e che è stato qui qualche mese prima di noi, ci racconta la sua storia via messaggio e ci conforta dicendoci che a lui i 90 giorni sono stati rinnovati ad ogni ingresso nel paese.

Potete seguirlo su facebook o instagram come ‘DRIVEABOUT’

https://www.facebook.com/thedriveabout/

https://www.instagram.com/thedriveabout/

Con questa notizia positiva, rimaniamo in stand by e continuiamo serenamente a tracciare nella polvere profonda, ogni angolo dei boschetti del Big Cottonwood Canyon, nel Wasatch, sopra Salt lake City.

Prima di proseguire il nostro viaggio verso nord, veniamo invitati a cena da Anna e la sua famiglia in vacanza a Park City; finalmente dopo alcune attese , riusciamo ad assaggiare la famosa carne di ‘ELK’ , ottima!

Durante la serata che va un po per le lunghe, ci ritroviamo a chiacchierare , raccontare e ridere del viaggio….in un attimo però ci rendiamo conto che siamo rimasti solo noi , tutti gli altri clienti sono già andati via. Ci salutiamo quindi con la promessa di rivederci al nostro ritorno, ma questa volta a casa…

Casa Italia a Park city

Casa Italia a Park city

Pronti, via che si riparte…

Viste le ottime condizioni decidiamo di fermarci, qualche giorno, a Sun Valley, nell’Idaho, paese simbolo della patata dolce per gli americani.

Passiamo due giorni a sciare senza stress tra boschetti e splendidi pendii.

A differenza di tanti altri ski resort trovati, qui regna il silenzio e ciascuno può trovare il suo spazio nel bosco per tracciare e lasciare seppur per poco la propria linea, linea che sparirà il giorno successivo dalla nuova perturbazione.

Boschetti maledetti

Boschetti maledetti

Questa volta il sole sembra essere dalla nostra facendoci così assaporare due giornate in questi spazi immensi dove è difficile vedere il punto più lontano. Eccoci finalmente in questo boschetto pieno di pillows da saltare… gioia e tripudio per Teo, un po’ meno per la Peo.

Sarà colpa del fatto che a Cervinia non hanno boschi?!?!’ 🙂

Sun valley spines

Sun Valley, il paese del sole

È finalmente arrivato il momento di cambiare aria e stato, ma su Instagram arriva un messaggio inaspettato…Maurizio, un ragazzo italiano che sta frequentando il suo quarto anno di liceo qui negli States,  ci scrive per invitarci a sciare dalle sue parti.

Essendo sulla strada prima di arrivare alla frontiera col Canada, decidiamo di fare una piccola deviazione verso Boise.

Dopo una cena ovviamente all’italiana, ospiti di mamma Karen, ripartiamo in piena notte alla volta di McCall, sperduto villaggio nel cuore dell ‘Idaho, dove la famiglia di Maurizio ha una casetta di vacanza.

Scopriamo così insieme a Maurizio in due giorni a spasso con le pelli, questo piccolo angolo dell’Idaho che sicuramente non avremmo visitato senza il suo invito.

 

Ora le temperature si stanno alzando e la neve in basso inizia a sciogliere.

La primavera è alle porte, per noi è giunto il momento di puntare a nord, destinazione il Grande Canada.

Bye Bye USA

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