Bolivia, un trip tra mille colori e 6000 m

Bolivia Journal
By on October 6, 2017

A detta di tutti la Bolivia sembra essere molto più economica e meno sviluppata del Perù, così come la popolazione pare non essere così socievole e cortese.

Curiosi di scoprire questo paese che, a veder dal web, è caratterizzato da incantevoli paesaggi, lo raggiungiamo dopo un lungo e scombussolato viaggio in bus, dove i primi rapporti sociali con i Boliviani non sono stati dei migliori; anzi, Peo dopo aver avuto una mega discussione con il “dueno” dell impresa dei bus ha pure rischiato di dover scendere dall’autobus😄

Dopo un bel po di ore di viaggio in bus arriviamo finalmente a la Paz e ci ritroviamo bloccati in un traffico assurdo a causa dei festeggiamenti per l’anniversario della città, morale diversi quartieri soprattutto nella zona centrale sono raggiungibili solo a piedi, cosa impensabile per noi e i nostri 90 kg di bagaglio.

Aspettiamo un paio di ore perchè si sblocchi il tutto e finalmente riusciamo a raggiungere l’ostello che useremo come campo base nelle prossime settimane.

Come primo approccio, La Paz non ci gusta un gran che:, tuttavia, non avendo altre soluzioni, ci dovremo adattare.

Il nostro hostal si presenta in maniera diversa da come presentato sul web: ecco una prima discussione sulla tipologia della stanza, una seconda riguardo il servizio della colazione: personale sempre arrabbiato e molto scortese, la terza e ultima il pagamento dell’abitazione: il prezzo concordato on line non corrispondeva a ciò che loro richiedevano…

Alla fine abbiamo capito che ti facevano pagare pure la commissione del servizio di prenotazione, che ovviamente siamo riusciti ad evitare..

Per fortuna che i giorni passati li sono stati alla fine davvero pochi.

Visto il buono acclimatamento con le montagne del Perù, non abbiamo perso tempo è due giorni dopo il nostro arrivo siamo partiti verso le montagne.

Ed ecco che i nostri occhi hanno iniziato nuovamente a sorridere.

Il nostro taxista Norberto ci ha accompagna alla base del Huayna Potosi e durante il cammino scopriamo essere una guida UIAGM ora in pausa e così una volta arrivati al rifugio, veniamo accolti con grande calore dalla famiglia di Sonia, la moglie di Sergio Condoriri, una delle Guide UIAGM più conosciute della Bolivia.

Tempo di una seconda colazione e rifatti gli zaini, siamo già pronti per salire direttamente al campo alto a circa 5300m dove passeremo la notte.

Siamo super fortunati perché il rifugio è vuoto e quindi sarà tutto per noi, infatti i gestori accettano solo guide internazionali con clienti al fine di poter dare un servizio migliore e mantenerlo sicuramente più pulito.

L’idea di poter avere un vero letto a quelle quote non ci dispiace affatto.

Passata una notte da veri signori, partiamo dal rifugio prima dell’alba con il nostro solito zaino comprensivo di sci, anche se in cuor nostro sappiamo che la stagione dello sci sulla Cordillera Real dura poco e siamo già troppo avanti per trovare le condizioni ottimali.

Il Huayna Potosi è uno dei classici 6000 della Bolivia e viene venduta come un trekking su ghiacciaio.

In realtà non ha grosse difficoltà se non l’ultima parte lungo una cresta affilata e esposta, non banale.

Perdere la traccia di salita è difficile perchè ben segnalata dalle innumerevoli tracce di vomito degli alpinisti che tentano la salita.

Oltre a questo fantastico spettacolo, assistiamo a differenti scene che solitamente non vorresti vedere in montagna: ragazzi stanchi e bianchi più della neve che chiedono di riposare alla loro guida (al 99% sono abusivi e con pochissima esperienza) e quest’ultima insiste per scendere perché ha fretta di rientrare a valle nonostante faccia bello e non ci sia vento, oppure gente che alle 3 del mattino rientra ai rifugi perché la loro ‘guida’ gli ha tirato troppo il collo.

Sicuramente in Bolivia è difficile vedere e poter riconoscere la professionalità di una guida, certo è che purtroppo, la maggior parte delle persone che vogliono salire un 6000 si affidano ad agenzie a basso costo, che assumono pseudo guide poco o nulla esperte.

Vista la fretta di scendere a valle il più presto possibile di tutti questi gruppi, ci siamo potuti godere la cresta finale e la cima in completa solitudine.

La giornata è stata perfetta: cielo azzurro senza un filo di vento…perché quindi voler scappare così rapidamente?

Insieme a noi è salito “Kiwi”, la nostra mascotte.

Le condizioni per scendere con gli sci non sono affatto buone, troppi i “penitentes” ghiacciati e così abbiamo optato di sciare la parte bassa trovando però un mix di neve ghiacciata e marmo…onestamente non è stata una gran sciata e per fortuna che non portiamo la dentiera perché altrimenti l avremmo persa😅.

Arrivati al campo alto decidiamo di sfruttare ancora la bella giornata per scendere al campo base e passare lì la notte per poi rientrare a La Paz il giorno seguente.

Durante la discesa abbiamo conosciuto un gruppo di ragazzi francesi in viaggio da 5 mesi sulle montagne del Sudamerica e vista la bella compagnia ci siamo dati appuntamento il giorno successivo in città per festeggiare la cima con una buona birra e pizza.

Nonostante fossimo tutti cotti e bruciati dalla quota, abbiamo passato una bellissima serata in grandi e grosse risate…. il bello di un viaggio è anche incontrare  fantastiche persone con cui condividere anche piccoli momenti che comunque ricorderai per sempre.

Prima di ripartire di nuovo in montagna, su indicazione del mitico Rouge, non potevamo perderci il famoso spettacolo pomeridiano delle “Cholitas wrestling”: le mitiche Cholitas sono uno dei simboli della Bolivia che con le loro gonne colorate e multistrato, le loro eleganti bombette e le lunghe trecce nere (abiti tradizionali aymara, tipici della popolazione indigena che abita negli altopiani andini) si battono in un duello a suon di cazzotti, schiaffoni e salti dalle corde…

Viste le condizioni non ottimali per sciare, il giorno dopo decidiamo di partire per il Pequeno Alpamayo, con l’idea che questa sarebbe stata l’ultima cima boliviana prima di scendere più a sud in Cile.

Questa volta però, come nel magico Perù, dopo 3 ore di trekking, ci accamperemo in tenda, nei pressi della laguna Chiar Khota che fungerà da campo base.

La mattina dopo, appena svegli, Peo ha iniziato ad accusare il suo solito mal di stomaco, tuttavia decidiamo di partire lo stesso con la speranza che sia una cosa solo temporanea.

Invece il dolore stava peggiorando sempre di più e così a 5200 m , appena sotto la cima del Pico Tarija, con grande magone, è stata obbligata a fermarsi e riposare.

Teo ha continuato raggiungendo così la cima del Pequeno Alpamayo in solitaria.

Una volta ritornato da Peo abbiamo calzato gli sci ai piedi e nel limite del possibile viste le condizioni marmoree della neve, ci siamo goduti le ultime curve boliviane.

Smontata la tenda e riorganizzato lo zaino, siamo scesi a valle dove ci aspettava il nostro taxista di fiducia.

I grandi sforzi in quota erano ormai finiti e ora potevamo dedicare il nostro tempo a visitare la città a bordo delle diverse linee del telefeRico, un impianto assai geniale, a comprare un paio di souvenir per le viuzze del centro e sopratutto organizzarci per viaggiare fino ad Uyuni e a fare il tour del suo famoso Salar.

Lasciata quindi La Paz, con un po’ di malincuore per non essere saliti sull’ Illimani, dopo 9 ore di autobus senza riscaldamento, alle 5 del mattino abbiamo raggiunto Uyuni, l’ultima tappa del nostro viaggio in Bolivia.  Ghiacciati e belli cotti dal viaggio, avevamo solo voglia di un letto caldo, peccato però che qui le case non abbiano alcun riscaldamento e quindi anche il nostro hostal era un igloo😄. Gentilmente, il signor Daniel, ci ha imprestato una piccola stufetta elettrica facendoci passare comunque una bella nottata.

La mattina seguente, dopo una buona ricerca sul campo, scegliamo l’agenzia per il classico tour di 2 notti e 3 giorni nel salar di Uyuni : condivideremo il viaggio con 4 simpatiche ragazze francesi laureande in medicina, totale 5 donne per un solo fortunato ometto 😉

Il primo giorno iniziamo bene, appena arriviamo nel salar vero e proprio pufffff!!! una delle ruote ci lascia a terra. Fortuna che Abram con l’aiuto di Teo sistemano la gomma in fretta così da poter continuare la tabella di marcia, il salar è immenso e lungo e in 3 giorni copriremo circa 1500km di strada e pista serrata, attraverso il deserto di sale, tante lagune dai mille colori, tramonti in technicolor con delle notti stellate da paura , una soprattutto memorabile a mollo nelle terme naturali con la via lattea sopra le teste, mangiate, bevute e gran risate….alla fine siamo stati serviti come dei veri re.

Rientriamo a Uyuni belli impolverati, giusto il tempo di una doccia e via, la mattina seguente tra i problemi al gasolio ghiacciato, cambi di bus nel mezzo del nulla, doganieri arroganti e polvere e vento, ci ritroviamo di nuovo in viaggio verso Calama, il primo paese dopo la frontiera Cilena.

Da qui cambiando bus e dopo svariate ore di viaggio arriveremo finalmente a Santiago del Cile.

Un nuovo inverno con l polvere australe ci sta aspettando e a detta di alcuni amici local, pare già essere memorabile.

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1 Comment
  1. Reply

    luigi sandri

    October 6, 2017

    Bellissimo !!!!

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