Il Perù e il favoloso mondo della Cordillera Blanca

Journal Peru
By on August 24, 2017

Dopo circa 10 ore di volo, siamo passati da un mondo apparentemente “perfetto ”  a quello più autentico dove la città di Lima ci dà il benvenuto in una caos fuori da ogni regola… Benvenuti nel sud del mondo!

Questo trambusto ci stordiscè e in un paio d’ore “salpiamo” su un bus direzione Huaraz.
Rintronati e ubriachi dal viaggio e dall’altitudine, Huaraz si trova a 3000m sopra il livello del mare, ai piedi della Cordillera Blanca, troviamo un posticino in un pessimo hostal e dopo un paio di gg decidiamo di cercare una sistemazione migliore.
Al “Benkawasi” fin da subito veniamo accolti con grande entusiasmo e gentilezza del personale e in poco tempo ci ritroviamo quasi a parte della famiglia di Pilar.

Ad aspettarci qui in Perù per le nostre future scorribande andine troviamo Alessandro e Lola: due amici italo-argentino di Teo conosciuti tre anni fa proprio qui a Huaraz.
Passiamo i primi due giorni a cazzeggio totale nella piccola città cogliendo l’occasione per un’immersione a 360° nella cultura peruviana, soprattutto che per Peo è tutto nuovo o quasi.
Sul ciglio della strada, le signore del campo vendono i loro prodotti: frutta, verdura in primis, ma anche formaggio, fiori e molte piante aromatiche… profumi e sapori che non sentivamo da tanto tempo.
Ciò che rende il Sudamerica sicuramente più affascinante del nord che abbiamo appena lasciato è il caos totale che regna in tutto, dallo stile architettonico, alle strade, al traffico , pura vidalatina 🙂
Il tempo in montagna è ancora molto instabile e a detta dei locals la pioggia in questo periodo è qualcosa di anormale… come il tutto il mondo,  il clima sta cambiando rapidamente.
La stagione delle pioggie è arrivata a Dicembre anzichè a Settembre e pare che ci vogliano ancora un paio di settimane perchè il ckima si rimetta al meglio ed inizi la temporada buena per andare in montagna.
D’altronde qui da una parte della Cordillera Blanca c’è l’Amazzonia e a 180km abbiamo la costa del Pacifico!
Approfittando della situazione iniziamo a fare qualche gita giornaliera in quota sfruttando le poche ore di sole.; tra lagune, villaggi e paesaggi selvaggi, iniziamo ad assaporare questa terra dove percepiamo una incredibile energia positiva.
Vista una finestra di bel tempo, in compagnia di Alessandro, decidiamo di mettere naso sulla prima cima dove poter sciare: il Nevado Pisco, una delle classiche cime della Cordillera.
Carichi come degli asini,  tra una combi (bus collettivo)  e l’altra, in meno di 4 ore da Huaraz, raggiungiamo il campo-base ” Yurac Corral” a Cebollapampa, nel parco nazionale del Huascaran.
Dopo una breve ma importante pausa colazione, iniziamo a percorrere il sentiero che sale al rifugio “Perù” a 4665m dove ci attende una grotta perfetta per il bivacco in cui passare la notte.
Ci sentiamo un po come nel presepe con Maria,  Giuseppe e Gesù Bambino, mancano solo il nbue e l’asinello ;-).

Tempo di sistemare lo zaino per il giorno dopo, preparare il “letto” e cucinare, ecco che le ultime luci si spengono e inizia il freddo e il buio totale.
Sveglia alle 3 partenza alle 4: come prima notte in quota non è andata così male…3 ore le abbiamo dormite!
Come warm-up e spezza-gambe, iniziamo a percorrere la lunga salita di cresta della grande morena che nasconde un ghiacciaio, ormai coperto in buona parte dai detriti, che scende dal Huandoy e il noiosissimo saliscendi per raggiungere la morena opposta che ci porta all’ attacco del ghiacciaio a circa 5000m.
Qui la quota inizia a farsi sentire e la cima risulta ancora parecchio lontana.
Tra una pausa e l’altra raggiungiamo finalmente il colle tra il Pisco e il Huandoy, dove decidiamo di fermarci un po’ di tempo al sole per riprendere un po’ di energie: la prima gita in quota è sempre una mazzata.
Il ghiacciaio negli ultimi 3 anni è cambiato drasticamente ma, vista la buona annata di neve, le condizioni non sono così pessime ( a piedi) o meglio la maggior parte dei crepacci son ben tappati ma si sono formati numerosi e grossi crepi incombenti lungo la via di salita.
Il ghiacciaio si è ridotto di almeno un terzo e ampi spazi dove poter sciare non esistono più: gli ultimi metri prima della cima non sono l’ideale per sciare a causa di alcuni crepacci che passano il ghiacciaio da parte a parte, per cui non vale la pena arrivare fin su e rischiare di finire dentro qualche buco, il viaggio è ancora lungo e di montagne da scalare nelle prossime settimane ce ne sono un’inifinità.
Complice la stanchezza e il primo vero giro in quota,  decidiamo di fermarci a 5600 e sciare così quel poco di pendio rimasto, come meglio crediamo.
Peo non aveva mai provato a “curvare” a quasi 6000m dove ogni curva si fa sentire tra fiato e gambe.
Rientriamo così a Huaraz poco contenti per via delle condizioni per sicare, d’altronde qui nulla è facile come sulle Alpi, ma sicuramente felici di aver passato 3 giorni in compagnia di Alessandro.
Un meritato riposo, un paio di lavatrici, la spesa e dopo qualche giorno ripartiamo per una nuova avventura: questa volta l’obiettivo è il Nevado Vallunaraju (in lingua Quechua significa ” Ghiacciaio che si può tagliare”), situato al limite del massiccio del Ranrapalca e vicino alla città di Huaraz. È famosa per i suoi due picchi: il nord, il più elevato, ed il sud.
Con il nostro amico taxista Raoul, iniziamo a percorrere la strada sterrata e dissestata con enormi buche e pietre che porta alla Quebrada Llaca.
Il tragitto prevede 24 km di viaggio e viste le pessime condizioni il tempo che abbiamo impiegato è stato di quasi due ore e mezza.
Risistemiamo lo zaino e in meno di 3 ore raggiungiamo il Campo Morena a quota 4900 circa. Prima che giunga il buio, ci affrettiamo a sistemare la tenda e a cucinare i fideos in brodo: una cena sostanziosa e rapida da preparare.
Notte quasi insonne e, comme d’habitude ormai , sveglia alle 3 con partenza alle 4, questa volta però il riscaldamento muscolare di prima mattina è più dolce e meno invasivo.
Lungo tutta la salita troviamo crepacci abbastaza grandi, tuttavia i passaggi sono in perfetta condizione; a differenza del Pisco,  il Nevado Vallunarayu è nettamente più sciabile e molto più divertente.
Negli ultimi 50 m della cima, un forte e gelido freddo non ci permette di goderci il magnifIco panorama e tanto meno calzare gli sci ai piedi : pendio esposto troppo ghiacciato. Nonostante ciò ci siamo goduti la discesa dall anti-cima, riuscendo a fare qualche curva cristiana… pero senza esagerare 😁.
La fatica nel portare zaini pesanti ( Peo sui 20kg e Teo sui 30 kg), questa volta è stata premiata.
Ritorniamo in città e aspettiamo l’arrivo dei nostri amici: Roby e Mario.
Caldi come delle stufe, partono in montagna dopo soli due gg dal loro arrivo… il giorno successivo raggiungiamo loro.
Questa volta ad aspettarci è un bellissimo 6000, il Tocclaraju.
Come la volta scorsa, chiamiamo il nostro taxista di fiducia che ci accompagna in macchina fino a Cochapapampa dove troviamo un comodo e carino asino che ci porta buona parte del  materiale fino al primo campo base.
Camminare con un zainetto è un’ altra cosa😊.
Al Campo ritroviamo i nostri due motoroni e il giorno seguente ci incamminiamo verso il campo alto (5200) ma questa volta senza asino nè arriero.
Peo inizia a non star bene con lo stomaco e così decide a malincuore di fermarsi al campo alto e rinunciare alla cima del Toclarraju.
Il terzetto composto da teo, rouge e mario arriva la mattina seguente in vetta senza grossi problemi e la discesa con gli sci , anche se lungo la via normale perchè la diretta risulta ghiacciata, diventa una delle sciate più belle di questa temporada.

Roby e Mario non hanno più tanti gioni  a disposizione e all’appello manca ancora la cima, forse, la più bella. Due giorni per il meritato descanso, un po di spesa e pronti via…l’Alpamayo , ovvero la montagna mas linda del mundo, ci aspetta!!!
A questo punto Peo decide di fermarsi direttamente a Huaraz: il suo stomaco non è al 100 e visto l impegno della gita e la lunghezza decide di fare un passo indietro e non rischiare, d’atronde o si è al 100% oppure è meglio aspettare.
In cinque giorni riusciamo a salire l’Alpamayo e a tornare a valle, inutile dire che è andato tutto perfettamente e il meteo ci ha aiutato con una giornata per la cima senza vento e senza altre cordate in mezzo alla via, cosa alquanto rara per questa montagna.
Al nostro arrivo Peo era super felice di vederci: l’attesa è sempre deleteria, soprattutto quando come in perù succede per quasi tutte le montagne, è impossibile comunicare a valle a meno che non si possieda un telefono satellitare.
L Eng. Benjamin Morales Arnao, presidente dell’INAIGEM, in occasione del 51 esimo anniversario della proclamazione del Nevado Alpamayo come “La montana mas bella del mundo” per la rivista Alpinismus nell’anno 1966, ci invita alla conferenza stampa dove Teo ha proiettato un piccolo filmato delle loro salita dei gironi precedenti facendo la sorpresa ai nostri amici, nonchè suoi compagni di cordata. Questa sorpresa voleva essere una maniera speciale di salutarci e di ringraziarli per le due bellissime settimane passate insieme….Buena onda y nos vemos en Italia.

Salutati quindi Roberto e Mario, per cambiare un po’ ambiente decidiamo di andare a fare un trekking di 8 giorni nella cordilliera di Huayhuash, a sud di Huaraz.
A differenza del Nepal, qui il tutto viene fatto in tenda perché non esistono nè rifugi nè bivacchi.
Per avere maggior libertà negli spostamenti abbiamo optato di non utilizzare nessun asino nè arriero per allegerire i nostri zaini: ancora una volta i kg si sono fatti sentire.
Paesaggi selvaggi e immensi hanno riempito i nostri occhi di pura bellezza.
Durante il cammino abbiamo incontrato Naoh, un ragazzo giapponese che viaggia il mondo ormai da 6 anni di fila, che, con molto piacere, si è aggregato a noi: un terzetto perfetto.
Terminato il trekking e rientrati al campo base di Huaraz, realizziamo che tutto ciò che avevamo programmato lo avevamo portato a termine, ma mancava ancora qualcosa: un ottimo piatto di ceviche dopo aver percorso i 160 km di strada con 4200m di dislivello in discesa che separano la cordillera negra dal mare.
E così alla fine abbiamo preso casco, guanti e camere d’aria di ricambio per attraversare villaggi, deserti e strade per giungere fino al mare.
Ospitati a casa del nostro amico Benka a Playa Tortuga, abbiamo gustato un enorme ceviche di pescado, ascoltando le onde dell’oceano.
Rientrati a Huaraz, saluti e baci a tutti i nostri amici, partiamo verso Lima e il sud del mondo: la Bolivia e il suo freddo inverno ci stanno aspettando.
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1 Comment
  1. Reply

    luigi

    August 25, 2017

    bellissimo !! siete splendidi !!

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