TITITEA / Mount Aspiring, la rivincita

Journal New Zealand

Dopo un mese e mezzo di pioggia nessuno avrebbe scommesso più nulla, neanche mezzo dollaro, sulle previsioni meteo, neanche quelle a 12 ore.

In Nuova Zelanda l’andare in montagna prevede semplicemente il fatto di partire e non sapere se e quando tornare.

La cosa più importante non è avere l’attrezzatura, la cosa più importante qui è avere il cibo per almeno 7 giorni e un satellitare con cui poter chiamare.
Il resto sono solo chiacchiere.
Dopo questa avventura posso aver capito il perchè Sir Edmund Hillary sia stato il primo a salire sull’Everest e perchèla sua bella facciona sia stampata sui biglietti da 5 dollari.
Semplicemente perchè qui qualsiasi cosa tu voglia provare a fare, che sia sciare o scalare, il risultato sicuramente è farsi un culo pazzesco, senza aver una benchè minima idea sul meteo e su cosa aspettarsi lassù.
Per questo motivo questa volta abbiamo dovuto optare per un avvicinamento meccanico utilizzando l’elicottero…semplicemente per provare ad avere un giorno e mezzo di pseudo bel tempo e non buttare nel cesso questa mini tregua in un mese e mezzo quasi di brutto tempo con pioggia, vento e terremoto.

Questa è la Nuova Zelanda, prendere o lasciare, volare veloci o scammellarsi per 3 giorni un sentiero quasi tropicale per poi rischiare di non concludere nulla, manco due curve, e dover rientrare a mani vuote.

E  così abbiamo strisciato la carta di credito per volare in tarda mattinata al Bevan Col con l’idea di salire il giorno seguente sulla cima del Mount Aspiring e sciare quello che poteva essere sciato, anche perchè di aggiornamenti non ne avevamo avuti e nessuno sapeva cosa avremmo potuto trovare lassù, poteva esserci un metro di polvere come solo ghiaccio.
Il rientro poteva essere fatto sia a piedi, con 3 giorni belli pieni, oppure nuovamente in elicottero, sempre che ci fosse una finestra di qualche ora di bel tempo, sufficientemente a far atterrare l’elicottero e a non far la fine del topo in trappola.

Mount Aspiring

Ovvio che l’idea di sciare la Ovest era il nostro pensiero fisso, ma da una prima occhiata la parete si è rivelata subito bianca compatta, forse troppo, forse troppo simile a condizioni trovate in Perù, e infatti date le temperature fredde e il vento dei giorni precedenti, dopo na prima occhiata, sicuramente l’avremmo trovata insciabile.
Allora avanti con il Piano B, con l’idea di provare a salire lungo la rampa classica che si percorre ad inizio stagione, quando la terminale è ancora chiusa, per vedere com’è, mal che vada scieremo lungo la normale.

La notte passa in fretta e così partiamo indecisi quasi all’alba, colpa della nebbia che va e viene.

The night
La rampa è in ottime condizioni (max 50-55°) per essere salita veloce in conserva, e così un passo dopo l’altro, una picca, un’altra picca, dopo 3 orette dal bivacco, sbuchiamo al colle a 2500m.
Davanti a noi gli ultimi 500m lungo la cresta Nord Ovest che brillano come Swarowski.
Il vento nella notte e la nebbia hanno cancellato le nostre speranze.
Comunque decidiamo di continuare con gli sci in spalla e alle 9 di mattina arriviamo in cima ai 3033 del Mount Aspiring.

Quanto manca

Prima della rampa
Intorno sotto un mare di nuvole la Nuova Zelanda, mentre tutto intorno sbucano le altre cime delle Alpi del Sud e in lontananza vediamo possente la cima del Mount Cook.Top

summit

summit

E’ tempo di rientrare.
Provo a calzare gli sci sulla cima ma il ghiaccio irregolare è inscalfibile con le lamine e quindi non resta che tornare sotto la rampa con gli sci nello zaino.
It’s not always Pasqua!!!

Vetro
In poco tempo scendiamo di nuovo fino alla rampa che non ha smollato per niente, e così dopo due brevi doppie da 60m su corpo morto e un po di desescalade, ci ritroviamo a saltare la terminale e a poter mettere finalmente gli sci ai piedi.
Qui succede quello che non doveva succedere.
Qualche metro sotto la terminale Peo si stira il ginocchio sinistro scivolando su di una placca di ghiaccio vivo nascosta da qualche cm di neve rigelata, nulla di grave ma il ginocchio ne risentirà obbligandola a stringere i denti per i prossimi giorni.
Un’ottima neve primaverile ci concede una dozzina di curvoni attuono prima di arrivare nuovamente sotto alla Colin Todd Hutte per pranzo ed un meritato riposo.

Partenza
Il giorno dopo, il meteo continua a fare i capricci e l’ultimo aggiornamento dava parecchio bruttto nei gironi successivi, quindi non potendo contare sull’elicottero, dovremo rientrare a piedi attraverso il Quarterdeck pass e la French ridge.

Bonar Glacier
Due giorni eterni carichi come muli per poter rientrare a fondovalle prima lungo ghiacciai infiniti ( tipo 5 volte quello del Miage) e poi per altri 20 km lungo i sentieri tropicali del Signore degli Anelli.
Per sciare in Nuova Zelanda ci vanno tanto culo quanti soldi!
olè

Persi nella foresta

Persi nella foresta

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4 Comments
  1. Reply

    Emiliano

    November 19, 2016

    Livello !!! 🙌🙌🙌

  2. Reply

    Marino

    November 19, 2016

    Grandi complimenti davvero!!!ciao balordi!!!

  3. Reply

    Luigi e CRISTINA

    November 19, 2016

    Grandi ragazzi. Auguri per il ginocchio della Peo. Un abbraccione

  4. Reply

    Marta

    November 19, 2016

    Siete grandi!!!!

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